Mimetismo

Volucella Vespa
Volucella – Vespa

“mimetismo” è una parola che deriva dal greco mímesis che significa imitazione. Per la maggior parte delle persone il mimetismo è quella caratteristica che permette, a chi la adotta, di confondersi con l’ambiente circostante e di passare inosservato; in genere per salvarsi la vita.

Certo, mimetismo è anche questo ma non solo. In biologia ci sono diversi tipi di mimetismo ognuno dei quali usa una forma, una colorazione o un atteggiamento che permette all’individuo di perseguire i suoi scopi. Ma andiamo per ordine e cominciamo da quello che tutti conoscono e che, in realtà, non è considerato il vero mimetismo: il mimetismo criptico (dal greco kriptòs = nascosto). Con questo termine si indica l’assunzione di forme, colori e comportamenti tali da rendere l’individuo simile all’ambiente circostante o a parti di esso. Tanto per fare un esempio eccovi una foto di (Gonepteryx rhamni) che vi mostra come questa femmina assomigli ai petali del narciso (potrei citarvi anche l’insetto stecco). 

Gonepteryx rhamni
Gonepteryx rhamni

Si parla anche di mimetismo aggressivo quando il criptismo è sfruttato come uno strumento per migliorare l’attività predatoria: un classico esempio é rappresentato dalla mantide religiosa (Mantis religiosa) che si nasconde fra l’erba dei prati per tendere agguati agli insetti di cui si nutre.

Mantis religiosa
Mantis religiosa

Il vero mimetismo viene invece inteso con il mimetismo fanerico (o di ostentazione) e si usa per indicare l’imitazione di un’altra specie, tossica o pericolosa, dotata di colori aposematici. Questo è detto mimetismo in senso stretto.

L’aposematismo è la colorazione di una parte più o meno estesa del corpo di un animale a fini di avvertimento contro possibili predatori. Gli animali che utilizzano colori aposematici sono tossici o velenosi, oppure hanno semplicemente un sapore sgradevole, per le specie che potrebbero utilizzarli come nutrimento (Coccinella septempunctata).

coccinella septempunctata
coccinella septempunctata

Così l’individuo che adotta questa strategia è uno che vuole essere visto, anzi è come se gridasse “Hey! Sono qui, mi vedi?”. Il predatore lo scambia per una specie tossica o velenosa (comunque sgradevole) e lo lascia stare. È il caso di Volucella zonaria una mosca (un dittero) che si traveste da vespa (che è un imenottero) perché le vespe hanno un sapore sgradevole e, per questo, hanno meno predatori delle mosche, inoltre le vespe sono aggressive e si irritano facilmente (diversamente da quei poveri diavoli di mosche).

Una cosa simile al mimetismo fanerico è il mimetismo batesiano. Questo mimetismo si verifica quando una specie animale, innocua e inerme di fronte ai predatori, sfrutta la sua somiglianza con una specie aposematica che vive nello stesso territorio, arrivando a imitarne colorazione e comportamenti. Condizione necessaria per lo sviluppo del mimetismo batesiano è che la specie inerme condivida lo stesso tipo di predatori di quella aposematica.

Poi abbiamo il mimetismo mülleriano. Due o più specie lontane filogeneticamente, tutte inappetibili, si imitano a vicenda e perciò condividono la stessa colorazione aposematica. Questo avvantaggia tutte le specie interessate, dato che i predatori devono imparare un unico segnale di avvertimento, anziché uno diverso per ogni specie, e di conseguenza il numero di individui di ogni specie sacrificati per consentire questo apprendimento diminuisce. Ad esempio il lepidottero zigenide Zygaena ephialtes imita l’Erebidae Amata phegea e altre specie dello stesso genere.

Amata phegea
Amata phegea
Zygaena ephialtes
Zygaena ephialtes

Mimetismo emsleyano o mertensiano. Questo particolare mimetismo descrive l’insolito caso in cui una preda dal veleno letale imita una specie meno pericolosa. Di solito succede il contrario se però esistono altre specie, non letali come quella aposematica, ma che comunque possano nuocere al predatore (ad es. con un veleno moderato, oppure con un morso doloroso), quest’ultimo può imparare a riconoscere quei colori come un segnale di pericolosità ed evitare quell’animale.

In pratica se io preda uccido il mio predatore lui imparerà a sue spese che io sono letale ma non potrà insegnarlo a nessuno. Se io assumo la livrea di un aposematico dal gusto repellente il cacciatore eviterà di attaccarmi ed io avrò ottenuto il risultato di evitare grane. Esempio tipico di questo tipo di mimetismo è il serpente corallo. Vive a cavallo tra Stati Uniti e Messico e il suo nome vero è Micrurus fulvius. La famiglia che viene imitata dal corallo è quella degli erythrolamprus (anche loro velenosi ma molto, molto meno del corallo). C’è anche una filastrocca per distinguerli:

Nero su giallo, serpente corallo; rosso su nero, non è quello vero.

falso vero corallo
falso vero corallo

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